Dietro alla tracciabilità alimentare ci sono una serie di aspetti non secondari: la sicurezza della filiera e dunque del consumare, l’immagine dei produttori, la fidelizzazione al punto vendita. E sono questi i motivi per cui un’azienda che, volente o nolente – in altre parole, per qualsiasi ragione – infrange le regole della tracciabilità, rischia sanzioni anche notevoli.
Le aziende agroindustriali, infatti, non importa in quale segmento operino o di quali dimensioni siano, sono tenute, ai sensi del Regolamento dell’Unione europea 178/2002, a garantire la tracciabilità dei prodotti che immettono sul mercato. E per fare in modo che la tracciabilità degli alimenti sia garantita, in soccorso arriva la tecnologia. La possibilità di avere a disposizione dati e informazioni in real time circa ogni singolo prodotto aiuta notevolmente le imprese che devono predisporre e garantire un sistema di tracciabilità. Ma prima di entrare nel dettaglio delle tecnologie, è doveroso un passaggio sul quadro normativo.
Tracciabilità alimentare: il quadro normativo
A stabilire le sanzioni per la mancata tracciabilità dei prodotti agro-alimentari è il decreto legislativo 5 aprile 2006 n.190: ai sensi di questo provvedimento normativo, tutte le aziende che trattano alimenti, dalla produzione primaria fino alla ristorazione, devono applicare correttamente il Regolamento europeo 178/2002, il quale impone l’obbligo, alle aziende in questione, di dotarsi di un sistema di tracciabilità tale da garantire la piena sicurezza alimentare. Le sanzioni per chi non predispone un sistema di tracciabilità alimentare a norma di legge variano da 750 euro a 4.500 euro.
Ma che cosa deve fare un’azienda per non rischiare sanzioni? Per prima cosa deve prevenire, e deve dunque dotarsi di un sistema di tracciabilità efficiente, efficace e dunque ad alto tasso tecnologico. Ma, nel caso in cui la prevenzione non sia stata sufficiente, dal momento in cui si rileva la presenza di un alimento non conforme, è necessario procedere con il blocco del prodotto e con la segnalazione alle autorità competenti. Se il prodotto in questione non ha ancora raggiunto il consumatore finale, è possibile procedere con il ritiro; se, invece, è già stato distribuito, è necessario effettuare il richiamo.
La tecnologia agevola la compliance in materia di tracciabilità alimentare
Ogni alimento deve essere dotato di una scheda di tracciabilità, ossia di una specie di carta di identità in cui siano riportate tutte le informazioni che lo caratterizzano. Devono inoltre essere completi i documenti di trasporto, che riportano una serie di informazioni precise, a partire dai lotti dei prodotti. Si deve poi poter identificare ogni singolo alimento anche dopo lo stoccaggio: le informazioni riportate sull’imballaggio, una volta che questo viene smaltito, non devono essere perse.
Per tracciare in modo rapido, indolore e soprattutto sicuro ogni prodotto alimentare è possibile dotarsi di un sistema in grado di rendere automatica la raccolta dati. Se fino a qualche tempo fa l’unica alternativa evoluta erano i codici a barre, oggi si può spaziare tra diverse tecnologie, per esempio i sensori o i tag RFID, ossia sistemi in grado di rilevare le informazioni, inviandole in tempo reale al sistema centrale, che le archivia e le gestisce. In questo modo le operazioni per la tracciabilità alimentare diventano rapide e senza errori: non si rischia così di incorrere nelle temute sanzioni.
Multe, sequestri e danno di immagine
Nonostante, come si è visto, il quadro normativo sia preciso e puntale, e nonostante la tecnologia disponibile sia facile da utilizzare, oltre che a prova di errore, si legge sui media, con una certa frequenza, che le forze dell’ordine e i Nas sequestrano lotti e tonnellate di prodotti alimentari. I motivi dietro a questi eventi sono diversi – per esempio, i prodotti sono contraffatti – ma molto spesso hanno semplicemente a che fare con la mancanza di un sistema di tracciabilità degli alimenti.
Quando avvengono episodi di questo tipo, il danno è come minimo triplice: l’immagine dell’azienda in questione viene naturalmente danneggiata, si devono pagare sanzioni notevoli e le ricadute sono negative per tutta la filiera del prodotto in questione. Danni rilevanti, dunque, che potrebbero essere evitati con l’impiego del giusto modello di controllo e della recente tecnologia.